Gli ITS ( Istituti tecnici superiori ) costituiscono una nuova frontiera dell’istruzione ???

Gli I.T.S. costituiscono il segmento di formazione terziaria non universitaria che risponde alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche per promuovere i processi di innovazione.
Rappresentano un’opportunità di assoluto rilievo nel panorama formativo italiano in quanto espressione di una strategia nuova fondata sulla connessione delle politiche d’istruzione, formazione e lavoro con le politiche industriali, con l’obiettivo di sostenere gli interventi destinati ai settori produttivi con particolare riferimento ai fabbisogni di innovazione e di trasferimento tecnologico delle piccole e medie imprese.
Le sei are tecnologiche interessate sono;

  1. Efficienza energetica
  2. Mobilità sostenibile
  3. Nuove tecnologie della vita
  4. Nuove tecnologie per il Made in Italy (Sistema agroalimentare, Sistema casa, Sistema meccanica, Sistema moda, Servizi alle imprese)
  5. Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e Turismo
  6. Tecnologie della informazione e della comunicazione

Accedono ai corsi, a seguito di selezione, i giovani e gli adulti in possesso di diploma di istruzione secondaria superiore e coloro che in possesso di un diploma quadriennale di istruzione e formazione professionale abbiano frequentato un corso annuale IFTS. Una buona conoscenza dell’informatica e della lingua inglese costituisce requisito preferenziale per l’ammissione ai percorsi. Vi è tuttavia la possibilità di frequentare moduli di specifica preparazione, finalizzati a riallineare le competenze mancanti.
Almeno il 30% della durata dei corsi è svolto in azienda stabilendo subito un legame molto forte con il mondo produttivo attraverso stage anche all’estero.
Il corpo docente proviene per almeno il 50% dal mondo del lavoro. I corsi si articolano di norma in quattro semestri (1800/2000 ore) e possono arrivare fino a sei semestri.
I corsi si concludono con verifiche finali, condotte da commissioni d’esame costituite da rappresentanti della scuola, dell’università, della formazione professionale ed esperti del mondo del lavoro.
L’esperienza lavorativa in azienda può essere svolta in regime di apprendistato, garantendo una maggiore integrazione tra formazione e lavoro, per ridurre il disallineamento tra domanda e offerta di figure e competenze professionali.

Al termine del corso si consegue il Diploma di Tecnico Superiore con la certificazione delle competenze corrispondenti al V livello del Quadro europeo delle qualifiche – EQF.
Per favorire la circolazione in ambito nazionale ed europeo, il titolo è corredato dall’EUROPASS diploma supplement. I diplomi sono rilasciati dall’istituzione scolastica ente di riferimento dell’I.T.S. sulla base di un modello nazionale.
I corsi degli I.T.S. sono costruiti attraverso una progettazione condivisa e partecipata da tutti i soggetti interessati.

Attualmente nel testo di riforma degli Istituti tecnici superiori (Its),che in settimana sbarca in Aula alla Camera, arrivano alcune correzioni “di peso”,rispetto al testo originario, chieste a gran voce dalle imprese. Gli emendamenti sono stati depositati, e c’è ampia convergenza politica per farli passare.

Nelle proposte di modifica si valorizza, esplicitamente, il ruolo e il contributo fondamentale dell’impresa: le aziende dovranno infatti essere presenti, anche in gruppi o reti d’imprese, nella fondazione Its di riferimento, e lo stesso presidente dovrà essere espressione del mondo produttivo.
Si cancellano inoltre tutti i limiti quantitativi relativi alle docenze, già oggi per oltre il 70% provenienti dal mondo del lavoro. L’unico requisito per diventare “professore” nell’Its sarà quello di essere in possesso di una esperienza maturata per almeno cinque anni nei settori produttivi correlabili all’area tecnologica dell’Its. Insomma, teoria e pratica “on the job”, da sempre le cifre degli Its migliori, dovranno viaggiare a braccetto.
Si riequilibra il rapporto con le università, che restano partner degli Its ma senza cannibalizzarli. Anzi sviluppando insieme a loro, in piena autonomia, percorsi formativi flessibili anche in regime di alto apprendistato, attraverso patti federativi.
Si punta forte su merito e premialità, prevedendo, d’intesa con le regioni, dei veri e propri standard minimi. In pratica, se un Its per tre anni consecutivi riceve un giudizio negativo riferito almeno al 50% dei corsi valutati nelle rispettive annualità del triennio precedente, la regione revoca l’accreditamento e con esso si perde la possibilità di rilasciare diplomi e ottenere fondi pubblici.

La nuova bozza di riforma degli Its conferma come queste vere e proprie “Accademy” del made in Italy siano chiamate ora al salto di qualità, dopo dieci anni di “start-up”. All’Its il compito di spingere Industria 4.0 e diffondere quella cultura tecnico-scientifica, centrale oggi. Si conferma la didattica integrata, lezioni ed esperienza nelle imprese e nei laboratori d’eccellenza, un’altra chiave di successo degli Its, che hanno un tasso di occupazione medio superiore all’80%, con punte anche di 90 e 100%, per i diplomati a un anno da titolo, e nel 92% dei casi l’impiego ottenuto è coerente con il percorso formativo .

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